GENTE DI CARNICO: PATRICK DI CENTA

dcpatrick
Patrick Di Centa col figlio Giacomo

Anche se inizia dal fondo, questa non è una storia al contrario. Perché il fondo è inteso come disciplina sportiva. Dici sci di fondo e subito ti viene in mente un cognome: Di Centa. Ecco, anche il protagonista della storia di questa settimana si chiama Di Centa, esattamente Patrick.
Lui ci aveva provato, con il fondo, forte di una tradizione di famiglia che partendo da nonno Gaetano è arrivata dove tutti sappiamo. Ma a volte il nome e le tradizioni sono fardelli scomodi, che non è detto aiutino, anzi…
Patrick comincia prestissimo a cimentarsi nella disciplina di famiglia: gli esempi, del resto, non gli mancano (gli zii Manuela e Giorgio sono campioni olimpici) ed il papà Andrea lo incoraggia, anche perché i risultati, in ambito giovanile, sono di quelli che fanno ben sperare.
Il nostro entra quindi abbastanza presto a far parte dell’Unione Sportiva Aldo Moro e dopo aver disputato i mondiali juniores sembra pronto per entrare nella squadra nazionale.
Chi scrive non è un grosso esperto di campi bianchi (diciamo che si trova più a suo agio su quelli verdi …) ma raccogliendo qualche notizia ha maturato la convinzione che Patrick non abbia avuto (in alcune gare, diciamo così, decisive) la fortuna necessaria per poter fare il salto decisivo.
I buoni risultati, intanto, gli valgono l’arruolamento nei Carabinieri. Lui, però, nel frattempo, si dedicava anche al calcio con l’assillo di papà Andrea che lo “costringeva” a giocare in porta per paura di qualche infortunio. Ancora qualche gara sciistica e poi arriva il momento di dire stop. Il suo amicone Giacomo (alleato prezioso per tratteggiare il carattere di Patrick) ci racconta la delusione di quel periodo, anche perché Patrick ci aveva messo impegno e passione, come del resto fa in ogni iniziativa che intraprende. Nel frattempo, l’Arma lo spedisce in Val Gardena, poi a Pordenone ed infine a Paularo, vicino casa, dove ritrova gli amici ed il suo ambiente. Giacomo ci parla di un carattere all’apparenza scontroso, discretamente permaloso, ma basta saperlo prendere e conoscerlo un po’ più a fondo per scoprire un bravo ragazzo, sempre pronto a far festa e trascorrere serate in grande allegria, senza mai, però, dimenticare i propri doveri. Emblematica, per esempio, una vacanza ad Ibiza, dove i due amici si recarono (assieme a Riccardo Pittin, fratello di Alessandro, uno che tra fondo e salti con gli sci ha sfondato…) nel 2006. I tre arrivarono nella località spagnola la sera della finale dei Mondiali di calcio del 2006. I rigori contro la Francia sancirono la vittoria degli azzurri e per tre ragazzi all’estero festeggiare il successo della propria Nazionale deve essere una di quelle esperienze da raccontare. Una festa, che, dopo il rigore di Grosso, si prolungò fino alle 6 di mattina, con supplementari, rigori e dopo partita di … divertimento. Ma figuriamoci se uno come Patrick la mattina dopo poteva starsene a letto: quattro ore di sonno e poi, via, verso le 10 a correre, per smaltire i probabilissimi eccessi festaioli! Ma di serate così, conferma l’amico, ce ne sono state tante e tutte con lo stesso epilogo il giorno dopo. Nel frattempo, il pallone era diventato un bel passatempo e finalmente aveva potuto abbandonare i pali della porta per andare a giocare in attacco, dove gli infortuni, per la verità, sono senz’altro più frequenti, ma ormai non c’era più la paura di farsi male e saltare le gare di sci, con buona pace anche di papà Andrea. Con la maglia del Paluzza (con un anno in esilio al Timaucleulis) eccolo nella sua nuova veste di centravanti. La tecnica (conferma anche Giacomo, che però ammette di non essere un grande esperto di calcio) è sufficiente, per giocare nel Carnico, ma fisicità, grinta, corsa e coraggio non gli fanno difetto e, negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante: gioca, come si dice, per la squadra ma riesce a trovare la via della porta con discreta frequenza. Al termine del girone d’andata ha messo a segno 8 gol che sono un bel bottino, considerando anche il lavoro che svolge, appunto, per il collettivo ed anche in considerazione della stagione difficile del Paluzza, partito con la penalizzazione di 4 punti ed alle prese con un periodo di transizione dopo l’esodo di molti dei titolari dello scorso anno. Se il Paluzza, alla fine, dovesse ottenere una salvezza che avrebbe del miracoloso, Patrick ne sarebbe forse il protagonista principale e se lo meriterebbe, perché in tutti questi anni nei quali si è dedicato al calcio è sempre stato rispettoso delle regole, non facendo mai polemiche ed accettando con molta correttezza anche qualche panchina che a volte non meritava. Se giocando con una certa continuità, insomma, ottiene questi risultati qualcosa vorrà dire … A 32 anni non ha perso la voglia di divertirsi, anche se le serate con Giacomo e gli altri amici non possono essere quelle di una volta: perché nella sua vita ci sono anche la sua compagna Federica ed il piccolo Giacomo (un nome ricorrente nella vita di Patrick) arrivato 5 anni fa.
Ce n’è abbastanza insomma per far evaporare quella delusione di qualche anno fa e, in fondo (ops …), è giusto così!

 

1 Comment

  • Posted 22 Luglio 2016 14:34 0Likes
    by Leonardino Contessi

    In riferimento alla partita di domenica 17/0716 tra l’Illegiana e la Stella Azzurra,trovo e leggo con sorpresa sul comunicato che anche la tifoseria della Stella Azzurra e’ stata irriguardosa contro l’arbitro,con conseguente ammonizione alla societa’.Non entro sicuramente nel merito delle decisioni arbitrali e men che meno le contesto,ma posso solo affermare con certezza che la tifoseria della Stella era composta da 2(dico due)persone e che avendo io seguito la gara dalla panchina posso tranquillamente dichiarare che non hanno profferito alcunche’ verso nessuno,in quanto li avevo a qualche metro di distanza.Mi fermo qui…..Saluti.

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