Il neopapà Pecoraro non dimentica la sua Stella

di MASSIMO DI CENTA

Era partito presto Paride Pecoraro per iniziare la sua stagione con la Tarcentina: già a settembre, infatti, si allenava contemporaneamente con la sua nuova squadra e la Stella Azzurra, squadra in cui praticamente ha sempre militato, tranne una breve parentesi all’Arteniese, dove aveva giocato con la formazione Allievi e in prima squadra. La Stella è stata la passione di tutta la vita, insomma, ma a 30 anni si era voluto regalare la capacità di confrontarsi in un campionato più impegnativo. 

Paride, cinque partite sono pochine, forse, per giudicare un’esperienza, ma che impressione ti ha fatto giocare in Promozione?
«Inutile negare che c’è una bella differenza, soprattutto a livello di allenamenti. Nel Carnico le sedute di allenamento servono principalmente a mantenere uno stato di forma accettabile, mentre qui il tutto è finalizzato anche alla preparazione della gara, con un’attenzione particolare anche all’aspetto tattico. Io che gioco da prima punta devo sincronizzare i movimenti per assecondare la manovra della squadra, non conta solo l’aspetto puramente realizzativo».

Parlaci di Zucco, il tuo allenatore a Tarcento. Che tipo è?
«Lui è giovane ed è pieno di idee ed entusiasmo. Cerca di allenarci anche la testa, oltre che i muscoli, perché l’atteggiamento col quale ci si prepara e si va ad affrontare poi la gara è un aspetto al quale tiene molto. Con lui non ci si annoia mai: ha una varietà di esercizi che veramente fanno sembrare leggeri anche gli allenamenti più duri».

Cinque punti in cinque giornate: la classifica è un pochino misera, non è vero?
«Siamo una squadra giovane e molto cambiata rispetto alla scorsa stagione: dello scorso anno sono rimasti in 5 o 6 e quindi è chiaro che nelle prime giornate si dovesse pagare qualcosa a livello di amalgama».

Ricordi del Carnico?
«Beh, sono abbastanza recenti, ma ricordo ogni anno con grande piacere, indipendentemente dai risultati. La Stella è davvero una grande famiglia e sicuramente tornerò lì alla fine di questa esperienza».

Un giocatore del Carnico che ricordi ed uno della Promozione che ti ha colpito?
«Lo stop quasi immediato non mi ha dato modo di vedere tanti giocatori, ma di certo uno che mi pare ci sappia davvero fare è Pignata della Buiese. E nel Carnico Michael Vergazzini del Rigolato: mezzi tecnici e fisico importante, uno che secondo me potrebbe giocare nei tornei regionali ad occhi chiusi».

Come sono le tue domeniche senza calcio?
«Da qualche settimana sono diventato papà di Emanuele ed è un’esperienza fantastica che condivido con la mia compagna Debora. Mi sarebbe piaciuto disimpegnarmi nel doppio ruolo di papà e calciatore. Ci sarà il tempo, comunque».

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