Bisogno di calcio, di vita, di normalità

di MASSIMO DI CENTA

Allora, si ricomincia! Il 25 luglio 2021 resterà comunque una data da ricordare nella storia del Carnico, perché segnerà la ripresa di un qualcosa che è mancato veramente a tutti, da quel lontano ottobre 2019, ultimo mese di campionato giocato.

C’è molta attesa, naturalmente, ma anche molta preoccupazione: il nuovo aumento di contagi ha un pochino raffreddato gli entusiasmi e c’è chi, giustamente, si domanda cosa si farà nel caso in cui verrà annunciato un caso di positività in una squadra. Si corre o no il rischio di dovere fermare tutto ancora una volta? Il presidente regionale Figc Canciani, in una recente intervista, ha affermato che in fatto di positività, sarà posto in quarantena solo l’elemento contagiato, mentre i compagni e i dirigenti dovranno sottoporsi a tampone. Per il momento, quindi, l’ipotesi di stop totale sembra scongiurato, ma è chiaro che bisognerà procedere con molta cautela, adattando le decisioni all’evolversi della situazione. Ad esempio, un ritorno in zona gialla significherebbe presumibilmente la fine dei giochi e questa, purtroppo è un’ipotesi da tenere sempre in considerazione.

E quindi, il 25 si parte e già negli ambienti si ricomincia a parlare di calcio giocato, quasi come a voler esorcizzare l’incubo di un calcio solo parlato. E c’è voglia, tanta voglia: lo si capisce dall’intensità e dall’entusiasmo con i quali i ragazzi sono tornati a fare allenamento, dalle discussioni sulla formula per quanto riguarda gli accoppiamenti dopo la fase a gironi (a proposito, si potrà far qualcosa per modificare il tabellone?), da un clima d’attesa che va oltre un evento che avrà una valenza tecnica davvero tutta da verificare. Intanto si riparte, intanto si rigioca, intanto, insomma, si rifà il Carnico. 

Ecco, fermo restando che a nessuno piace perdere, il messaggio che deve passare è che chi ha accettato di partecipare ha già vinto e per una volta l’inflazionato principio decubertiano dovrà essere quello che animerà lo spirito di chi domenica prossima riaccenderà un evento che è mancato alle nostri estati e ad un inverno fatto di attese e speranze. Il giocattolo sociale (come è stato brillantemente definito il Carnico) torna nelle mani di chi ha voglia di rigiocarci.

E noi, che questo evento lo raccontiamo, come stiamo vivendo questa vigilia? Parlando a titolo personale, possiamo dire che c’è un’emozione nuova che ci accompagna verso questa stagione: combattuti tra la voglia matta di narrare le partite alla radio o scrivere e la paura di apparire inadeguati. Nel momento in cui la gente ha paura del proprio futuro ci sembra quasi “esagerato” parlare di calcio, in un contesto storico e sociale davvero difficile. Ma sappiamo che dietro a questo calcio, al nostro calcio della montagna, c’è un microcosmo che ha regole, passioni, risvolti e motivazioni che vanno oltre e allora ci proviamo. E quando domenica riceveremo la linea dallo studio l’impatto emotivo non sarà quello di sempre. Lo sappiamo eppure non ci sarà tempo di preparare niente di precostituito. Andremo col cuore, perché poi, in fondo il Carnico è una questione di cuore e il pallone viene dopo, checché ne dicano quelli che si ostineranno a sostenere che sempre pallone è. No, signori, il Carnico è un qualcosa di più e ce la metteremo tutta per farvelo capire.
Buona stagione a tutti. Ne abbiamo bisogno. Bisogno di calcio, bisogno di vita , bisogno di normalità.

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