Addio a Luigi Lozer, l’Arta perde un pilastro

L’ASD Arta Terme perde uno dei suoi pilastri.
Ci ha lasciato Luigi Lozer, classe 1938, prima giocatore, poi dirigente e grande presidente rossoblu, autentico punto di riferimento della squadra termale per moltissimi anni. Tra l’altro nel 1997 ricevette la Benemerenza della FIGC.
Lozer lascia un vuoto nell’intera comunità di Arta Terme, per la quale si è impegnato anche come assessore comunale, lo conferma il vasto cordoglio espresso sui social.
Luigi Lozer lascia la moglie Elvia, i figli Alessandro, Michele e Simone (tutti ex giocatori dell’Arta), i fratelli Luciano e Claudia.
Per ricordare la figura di Lozer riproponiamo il suo ritratto dal libro “60 anni di Carnico”, a firma Massimo Di Centa.

Era il 1953 e l’Arta aveva appena due anni. Luigi ne aveva qualcuno di più ma già si sentiva attratto da quei colori. Lui che nelle partitelle tra amici si schierava sempre terzino, lui che se c’era da andare a tiare due calcio non diceva mai di no, lui che non vedeva l’ora che arrivasse la domenica, lui che … un lavoro lo portò lontano da Arta e dall’Arta. Eppure anche quando era lontano, a qulla maglia e a quel pallone ci pensava lo stesso. E quando qualche anno dopo tornò si dette da fare per rimettere insieme i pezzi di una squadra che nel frattempo si era quasi sciolta perché mica tutti (senza fare polemiche, per carità!) avevano la stessa sua passione. E allora quando nel 1969 riuscì a tornare al suo paese insieme a Gino Radina e Ireneo Piazza si dette da fare peerchè l’Arta non poteva essere lasciata a sé stessa! Come si poteva dimenticare quel quinquennio da sogno,, quando dal 1956 al 1960 i rossoblu misero insieme 4 scudetti ed un secondo posto. Era un’Arta formidabile, quella, coagulata attorno al gruppo storico di giocatori del paese che seppero far innamorare della squadra anche quelli che venivano da fuori, Lozer, nel frattempo, aveva abbandonato la sua posizione da terzino per giocare qualche metro più avanti, all’ala sinistra, dove seppe destreggiarsi subito alla grande: rapidità e colpo di testa erano le sue specialità. Fu l’allenatore di quei tempi, Bacin, a ritagliarli quel ruolo, preservandolo nelle partite contro squadre che schieravano energumeni vestiti da terzini, perché “Gigi” era mingherlino e nei contrasti poteva avere la peggio… Un altro allenatore, Luigi Iosio, lo riportò al suo vecchi ruolo: l’Arta aveva un centrale bravo ma un pochino lento, Giovanni Boschin (nonno di Alberto ed Andrea Morassi, attuali giocatori del Carnico). Lozer avrebbe dovuto, nei disegni tattici di Iosio, fare quelle diagonali che vanno tanto di moda oggi, per chiudere i buchi di Boschin. Evidentemente, però, qualche meccanismo non era stato messo a punto e così succedeva spesso che Lozer lasciasse il suo uomo per andare ad assistere il compagno, col risultato che a segnare fosse proprio il suo avversario diretto. Dopo qualche anno speso rivestendo il doppio incarico di giocatore e dirigente, ecco il momento di diventare presidente. Un certo Varesi, un imprenditore romano che gestiva l’Hotel “Alla Fonte” aveva ricoperto l’incarico di massimo dirigente subito dopo il mandato di G.B. Gardel. Varesi ci aveva messo impegno ma non la passione che può metterci uno di Arta. E chi poteva avere più passione di Luigi Lozer? Uno che quando era giocatore era capace di sobbarcarsi 60.000 chilometri l’anno per giocare. Possibile? Altroché! Nel periodo che lavorava a Loreto, vicino ad Ancona, “Gigi” partiva il sabato mattina, passava da Padova per dare un’occhiata ad un cantiere della ditta per la quale lavorava; giro di perlustrazione e poi, via, sulla 1100 con destinazione Teor, dove lo aspettava la Elvia, la fidanzata che poi sarebbe diventata sua moglie, sposando lui e … l’Arta! Da Teor arrivo ad Arta il sabato sera. Il giorno dopo partita e dipartita, compiendo il tragitto inverso, con pernottamento a Teor e poi, il giorno dopo Padova e Loreto. Un viaggio della … madonna (visto che la Madonna di Loreto, patrona dell’aviazione, di viaggi se ne dovrebbe intendere…). Appena eletto presidente, il primo impegno che prende di petto è quello di allestire il settore giovanile; assieme all’allenatore della Prima squadra Luciano Merluzzi, entusiasta dell’iniziativa, si mette al lavoro con grande entusiasmo, entusiasmo ripagato dalle tante vittorie che i giovani rossoblu otterranno nella loro storia. Un gruppo in particolare gli darà molte gioie, quello composto, tra gli altri, da Giorgio Di Centa, Simone Cescutti, Davide Belgrado, Damiano Dereani e Riccardo Granzotti: questi ragazzi vinsero i campionati Giovanissimi, Allievi ed Under 20! La prima squadra, invece, gli ha regalato solo un titolo, quello del 2001: partiti per disputare un campionato di transizione i termali (provenienti dalla Seconda!) si laurearono campioni carnici all’ultima giornata, quando l’Ampezzo perse clamorosamente a Priuso ed i rossoblu impattarono per 0 a 0 sul campo del Real.
Lozer è attaccato a moltissime persone che assieme a lui hanno condiviso la passione per l’Arta: gente di Arta, come Ettore Pittini (esempio incredibile di attaccamento alla maglia) ma anche gente di fuori, come Raffaele Brivio, che da Terzo saliva ad Avosacco per questioni di cuore… E poi Luigi Iosio, Luciano Merluzzi, Marino Corti e Claudio Brollo, grandissime persone prima che uomini di sport. Accanto a lui, l’immancabile Elvia, una delle first lady del Carnico. Elvia, da donna intelligente, aveva capito che l’Arta era troppo importante per Luigi ed allora anziché brontolare, come fa la maggior parte delle mogli di fronte al calcio, ha pensato bene di condividere la passione del marito. Macchinate di pulcini trasportati nelle varie trasferte, ettolitri di tè caldo preparati, migliaia di lavatrici per lavare le maglie di tutte le squadre. E poi, che fatica metterle ad asciugare! Stare lì con le braccia alzate per mettere mollette sul filo non deve essere piacevole. Ma per l’Arta, si può fare un sacrificio.

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