Le donne del Carnico: Evelina Squecco

di FEDERICA ZAGARIA

Incontro Evelina Squecco a Cavazzo presso il bar “Al For” che, attraverso il suo racconto, scopro essere il ritrovo serale della dirigenza dei due team di casa, ovvero Cavazzo e Viola. Evelina mi racconta che da ragazzina seguiva saltuariamente le vicissitudini della squadra del paese, finché ha conosciuto colui che, in seguito, diventerà suo marito, ovvero Antonio Sferragatta (attuale vicepresidente del Cavazzo), che qui lavorava e, appunto, giocava.
Da quel momento, negli anni ’90, comincia con l’essere tifosa, per poi diventare, quando suo figlio Paolo inizia a giocare a calcio, un’assidua collaboratrice e, successivamente, dirigente.
Le sue origini pugliesi e la collaborazione con mamma e zia, portano i panzerotti alla “Festa dello Sport”. Questa specialità viene proposta solitamente la domenica sera e «in quelle occasioni l’affluenza diventa altissima – ci racconta -. Ma lo spazio è troppo piccolo per permettere la preparazione di gradissimi quantitativi di panzerotti, da qui la decisione di trasferire la festa in piazza». Nasce così la nota “Sagra del panzerotto”.
Al campo il ruolo di Evelina si svolge prevalentemente in cucina, ma ci dice che «di lavoro nella società ce n’è sempre in abbondanza in tutti gli ambiti».

Cosa ti ha regalato il Carnico e cosa, invece, ti ha tolto?

«Non ho alcun rimpianto, seguo più che volentieri il Campionato. Dai primi tempi la mia passione non è mai calata, anzi, è ancora grande. Mi diverto in questo ambiente e mi fa piacere quando le persone che sono state in passato legate al Cavazzo, si ricordano di me e magari passano in cucina per farmi un saluto».

Il calcio è considerato da molti ambiente maschile: da donna, come ti sei sentita accolta?
«Mi piace operare in ambito maschile, mi trovo bene e mi sono sempre sentita accettata. La collaborazione con gli altri dirigenti, peraltro, è sempre stata ottima, sia con i maschi che con le femmine».

Hai qualche aneddoto che ti piacerebbe raccontarci?
«L’emozione maggiore l’ho avuta quando abbiamo vinto per la prima volta il campionato, vista la presenza in squadra di mio figlio. Recentemente, poi, ho compiuto 60 anni e la sorpresa più bella è stata la festa organizzata di nascosto da mio marito, mio figlio e Martina, mia nuora. Ho trovato ad aspettarmi molte persone facenti parte del Cavazzo e della Viola e molti amici. Ho gradito tantissimo la presenza e partecipazione».

Durante la settimana in famiglia quanto parlate di Carnico?
«Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, ne parliamo pochissimo, a meno che non ci sia qualcosa, a livello organizzativo, su cui confrontarci».

Come descriveresti il Carnico?
«Per me è emozione, famiglia ed amicizia. Fino a dicembre solitamente resisto lontana dai campi di calcio, ma da fine gennaio non vedo l’ora che ricominci il campionato, perché le domeniche senza partite dopo un po’ diventano noiose. Quello che invece vorrei vedere in generale nelle varie squadre, è più partecipazione alle attività da parte di più “personale”, perché da anni si vedono sempre le stesse persone a lavorare dietro le quinte».

(nella foto Evelina Squecco con alcuni dirigenti di Cavazzo e Viola: il secondo da sinistra è il marito Antonio Sferragatta)

Già pubblicato:

Marisa Veritti

 

 

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