di MASSIMO DI CENTA
Una nave arrivata in porto senza il suo capitano: grazie al successo in Val Resia, l’Arta centra il traguardo promozione con Nicola Giarle fuori per l’infortunio di fine agosto nella gara col Tarvisio. «E mi dispiace proprio – afferma – non esserci stato in campo coi miei compagni nelle ultime partite». Ed è ancora lui a sottolineare che questa promozione è una specie di risarcimento nei confronti di due stagioni concluse con la retrocessione del 2023 («Ed avevamo una squadra fortissima», ricorda) e il quinto posto dello scorso anno che tagliò fuori i termali dai giochi di vertice.
Da queste delusioni, probabilmente, è uscita fuori la determinazione e la convinzione nei propri mezzi che hanno portato al risultato di quest’anno, con un pizzico di delusione per come è andata in Coppa: in quella generale, dopo la vittoria nel proprio girone, il successo ai rigori negli ottavi contro la Pontebbana e poi l’uscita, a testa alta, ai quarti col Campagnola. In quella di Categoria, la classica serataccia in cui non ne va dritta una e l’uscita col Cercivento, al termine di una partita giocata decisamente sotto tono.
Un’Arta che, nonostante qualche defezione in alcuni ruoli nella fase iniziale della stagione, è sempre stata tra le prime tre a dimostrazione della continuità.
Alberto Copetti, al quale la società ha affidato la guida tecnica, è stato bravo a creare un gruppo affiatato, ma soprattutto a cogliere la versatilità di molti elementi, con giocatori in grado di ricoprire più ruoli: Marco Ortis, centrale difensivo, e Maion, adattato in diverse posizioni, sono l’esempio più lampante di come il tecnico abbia saputo sfruttare gli elementi a sua disposizione andando oltre le attitudini individuali.
Nei momenti di emergenza, poi, ha saputo motivare quei giocatori che hanno visto poco il campo, come Fabiani, Cozzi, Sandri e Gortani, ricevendone risposte all’altezza.
Di base, l’Arta si è schierata con un 4-3-3 o all’occorrenza un 4-4-2, con Somma tra i pali, Giarle e Rainis esterni bassi, Farinati e Solari centrali; a centrocampo Polettini ha fatto il playmaker, qualche metro più dietro a Matteo Ortis e Puntel. Davanti Feruglio (schierato a volte anche come trequartista), Luca Merluzzi e Sgoifo, classico attaccante in grado di finalizzare e andare in guerra contro le difese avversarie.
Copetti ci ha messo tanto di suo e la squadra l’ha seguito “per la serietà, per come sa preparare le gare e per questa grande capacità di sperimentare uomini e soluzioni”,dice ancora Giarle. Ad affiancarlo Raffaele Ferraiuolo, un secondo “vero”, non uno che aiuta a metter giù paletti e cinesini prima delle sedute di allenamento.
La società è stata presente nel corso della stagione “anche se – confessa sorridendo ancora Giarle – il nostro presidente ha talmente tanto da fare che ogni tanto si è dimenticato qualcosa”.
Altra figura di spicco il ds Damiano Plozner. In realtà, nell’ambiente rossoblu lo prendevano un po’ in giro: “Un ds che non porta i giocatori”, gli ricordavano spesso sorridendo i giocatori. In realtà l’importanza di Plozner è stata quella di essere sempre vicino alla squadra, il tramite perfetto tra giocatori e società.
A seguire i rossoblu sempre tanta gente, un pubblico composto dai vecchi tifosi, quelli che vanno allo “Zuliani” da anni, e ragazzi giovani, amici dei giocatori della Juniores. Tifosi che sentono forte la rivalità col Cedarchis e che non vedono l’ora di ritrovare, il prossimo anno, i giallorossi nel derby. Un derby che sarà particolare per il giovane Steven Sandri, cedarchino doc. È ancora il capitano Giarle a raccontare un aneddoto curioso: «Una domenica non era stato convocato e tutti pensavamo che fosse in tribuna a fare il tifo. E invece poi abbiamo saputo che era andato a vedere il Cedarchis. Lo abbiamo perdonato perché è giovane, a patto che il prossimo anno segni nel derby!”.
(in copertina Alberto Copetti nella foto di Alberto Cella)