di MASSIMO DI CENTA
Un tiro imparabile quello che il destino ha scagliato verso Tarcisio Iob, un tiro che nemmeno uno bravo come lui tra i pali è riuscito a sventare. Se ne va così, a 66 anni, uno dei portieri più grandi di sempre, con l’Illegiana nei guanti, ma soprattutto nel cuore. A fargli gol è una lunga malattia che ne ha trafitto prima il corpo e negli ultimi anni anche lo spirito.
“Ciso” ha difeso la porta dei neroverdi per oltre venticinque anni, partendo da un istinto naturale per il ruolo che poi ha saputo raffinare non smettendo mai di allenarsi, per migliorare nel gesto tecnico e nella capacità di interpretare una nuova dimensione di estremo difensore, intuendo che anche il modo di difendere la porta stava cambiando.
Da sempre vicino alla vicende della sua Illegiana, Tarcisio rimarrà nella storia del sodalizio neroverde, per l’attaccamento, la passione e il cuore che ci ha sempre messo. C’era lui a difendere la porta nei momenti di anonimato, c’era lui nelle promozioni e retrocessioni della squadra e c’era sempre lui negli anni d’oro dell’Illegiana degli scudetti (1992, 1993 e 2000) e nelle due Coppe Carnia del 1992 e 1993, anni d’oro evidentemente. E c’era ancora lui a guidare la squadra dalla panchina in un momento di difficoltà. Ma uno così rimane un patrimonio di tutto il movimento, non solo un tesoro di Pradelat perché è davvero la classica persona verso la quale era impossibile non provare stima ed ammirazione.
A suo modo è stato un leader carismatico, uno di poche parole ma tanti fatti. Non ha mai voluto accettare la fascia di capitano, ben sapendo che non è un pezzo di stoffa al braccio a decretare un ruolo che l’intero spogliatoio gli ha sempre riconosciuto.
Anche quando ormai gli anni stavano diventando tanti è andato in panchina per la sua Illegiana e memorabile resta una sua parata, quando subentrando da dodicesimo al titolare Buttazzoni senza nemmeno un minimo riscaldamento, sventò una punizione micidiale di Rudi Coradazzi dell’Ovarese, risultata decisiva per la vittoria dei neroverdi in chiave salvezza (vedi video sotto). L’anno? E che importa. Non sempre la storia pretende statistiche…
Raccontare “Ciso” non è impresa semplice, per questo abbiamo voluto affidarci ad alcune frasi-ricordo di suoi compagni di squadra del periodo d’oro.
Ado Agostinis: «”Ciso”, vola in cielo come volavi tra i pali».
Roberto Fachin: «Un compagno di squadra con un atteggiamento sempre umile e misurato. Una Persona (la P rigorosamente maiuscola…) con grandissimo senso di onestà e correttezza. Sempre pronto a sostenere squadra e compagni. Poi, potremmo elogiarne le gesta come portiere».
Fabrizio Damiani: «Descrivere “Ciso” è veramente facile. Ho avuto la fortuna di giocare con lui quando abbiamo vinto il campionato Carnico nel 2000 e quando abbiamo guidato la squadra in un momento di grande difficoltà. Cosa dire di lui? Una persona eccezionale, carisma innato e un grande, grandissimo portiere. Lui era una persona normale, di quella normalità, però, che fa essere speciali. Ecco, “Ciso” era tutto questo».
Lodovico Iob: «Per noi era e rimarrà storia, quella storia che abbiamo avuto la fortuna di scrivere assieme».

Questi sono dei piccoli flash, piccoli, ma abbaglianti, perché in chi ha voluto dedicargli due parole c’è ancora quello spirito, quella grandezza, quel senso di condivisione e appartenenza che i suoi compagni hanno espresso tra una lacrima del momento e un sorriso nel ricordo. E ci piace immaginare che lo stesso sorriso, in qualche angolo di paradiso, gli riserveranno il presidente per sempre Toni Iob e Fiorenzo Scarsini quando lo vedranno arrivare qualche metro più su di Pradelat…
Tarcisio Iob lascia i fratelli Egidio, Isaia ed Elvira e i nipoti Enrico e Roberta.