Massimo Pittoni (Val del Lago): «L’obiettivo non può essere solo la salvezza»

di MASSIMO DI CENTA

Massimo Pittoni riparte da Alesso: sarà lui, infatti, come abbiamo annunciato nei giorni scorsi, a guidare la Val del Lago nel prossimo campionato di Seconda Categoria. Reduce dalla promozione con l’Amaro nello scorso campionato, l’allenatore ha deciso di non proseguire l’avventura con la società del presidente Zuliani.
«Niente di particolare – ci tiene a precisare – ci siamo resi conto che non era il caso di continuare il rapporto e quindi meglio provare altre esperienze. Alla mia ex squadra auguro di cuore un buon campionato in Prima ed è un augurio veramente sincero».

E quindi hai scelto la Val del Lago: perché?
«Avevo avuto altre richieste, ma loro sono stati quelli che sono andati dritti su di me. Ero veramente una prima scelta e questo mi ha convinto ad accettare la loro proposta. Erano talmente convinti di volermi ad Alesso che hanno aspettato che mi rendessi disponibile».

Stavi valutando altre proposte, evidentemente?
«Sì, avevo avuto altri contatti, anche con società di Prima. Devo dire (senza accusare esplicitamente qualcuno) che le società a volte non si comportano sempre in maniera corretta: quando tutto sembra concluso, all’improvviso salta tutto. Ma il calcio è così, quindi nessuna meraviglia. E poi, sinceramente, a me allenare piace, lo faccio per passione quindi non ne ho mai fatto un discorso di categorie. Sarei andato anche in Terza, ma a penalizzarmi in quel caso, sarebbero state le distanze. In Terza ci sono trasferte davvero lontane rispetto a dove vivo».

Che Val del Lago pensi di trovare?
«Per quanto il mio è un giudizio da esterno, mi pare una formazione con una buona ossatura. Parleremo con i dirigenti per intervenire sul mercato, perché qualcosa serve, inutile nasconderselo. Tra Terza e Seconda ci sono differenze importanti. Dico subito che non voglio lottare per salvarmi. Cercherò di allestire una squadra con una precisa identità e in grado di giocarsela con tutti. Poi è chiaro che sarà il campo a dire la verità. Sono abbastanza fiducioso: io parto da metà classifica in su…».

Come valuti, finora, la tua esperienza nel Carnico?
«Non posso assolutamente lamentarmi: ho conosciuto dirigenti in gamba, bravi giocatori da allenare e il livello non è poi così basso. Se ho deciso di restare nel Carnico, insomma, è proprio perché mi trovo bene».

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