Carnico story: Danilo Toson

di MASSIMO DI CENTA

A campionato fermo, come da tradizione, proponiamo a partire da oggi alcuni ritratti di protagonisti storici del Carnico, partendo da chi ha avuto le stimmate del grande dirigente, in grado di vivere il calcio con allegria e la giusta dose di ironia.
Ci riferiamo a Danilo Toson, presidente onorario del Ravascletto, che “obbligò” l’amministrazione comunale del suo paese a costruire un campo sportivo: «Eh sì, in effetti la costruzione del campo di calcio a Ravascletto fu una specie di ricatto”, ricorda.
Toson si avvicinò al calcio vestendo la maglia del Comeglians, “con esiti davvero catastrofici – ammette -. A parte il colpo di testa, ero proprio una schiappa. Inutile dire “mi arrangiavo, me la cavavo”, ero scarso e basta. Con me a Comeglians c’erano altri 4 o 5 giocatori di Ravascletto ed allora abbiamo deciso di portare il calcio anche nel nostro paese. Impresa non facile, in una località dove la natura aveva quasi imposto la vocazione per lo sci. Con gli altri fondatori abbiamo stabilito che il primo passo da fare era armonizzare sci e calcio. Bene, i colori sociali sarebbero stato il bianco (delle piste da sci) ed il verde (del campo sportivo). A proposito di campo sportivo, a Ravascletto tutte le superfici dedicate all’attività agonistica erano necessariamente in… discesa, bisognava spianarne qualcuna. Ecco, pensammo, se fondiamo una squadra di calcio il campo ce lo “devono” fare. Per la carica di massimo dirigente pensammo a Dante Cudicio. Questi era il segretario comunale, che un anno, al ritorno delle ferie, si ritrovò presidente. “Senti – gli dicemmo – abbiamo fondato una squadra di calcio e tu sei stato eletto presidente”. A Dante il calcio piaceva, evidentemente, perché accettò l’incarico senza battere ciglio ed anzi coinvolse nella sua avventura anche il giocatore più famoso che abbia mai vestito la maglia biancoverde, vale a dire Cirano Snidero, il mediano della grande Udinese che nella stagione 1954-55 sfiorò lo scudetto».

Ma all’entusiasmo non corrisposero successi incoraggianti: «Furono anni spensierati – continua Toson -, con un gruppo di persone animate da passione ed entusiasmo; i problemi vennero di lì a poco, quando Cudicio fu trasferito ed io, a 25 anni, mi ritrovai presidente della squadra. Era il 1970 e fui messo a capo di una società con poche disponibilità ma tanta voglia di fare. Mi capitava spesso di incontrare qualche giocatore e gli chiedevo sempre di venire a Ravascletto, precisando, però, che non gli avrei dato una lira».

Il che fa supporre che anche a quei tempi qualcuno prendeva qualche rimborso spese… «Altroché – conferma l’ex presidente -: anzi, mi fanno ridere quelli che dicono che nel Carnico ora girano soldi e non è più come un volta. I soldi, nel Carnico, sono sempre girati: personalmente ho dato rimborsi spese simbolici a qualcuno che veniva da fuori, ma per acquistare qualche buon elemento ho dovuto sborsare qualche soldino anch’io. Faccio nomi e cifre: per acquistare Bruno D’Orlando spesi la bellezza di 700.000 lire, oppure per far venire al Ravascletto, dal Comeglians, Romeo De Crignis, ne tirai fuori 475.000. Se si pensa che eravamo negli anni Settanta, siamo di fronte a delle belle somme. Il problema fu reperire quei soldi. Mi rivolsi alla mia banca, dicendo che dovevo cambiare l’auto. Ebbi la mia bella cambiale ed insieme a me erano garanti Tita De Stalis e Ezio Buzzi. La cambiale dopo 3 mesi venne pagata (non chiedetemi dove trovai i soldi, ricordo solo che fu un’impresa). Altrettanto bene ricordo che tornando a casa dalla banca, dopo aver ottenuto il prestito, Buzzi, in macchina, era quasi disperato: “Ioi , se sa la me femine”, continuava a ripetere. Restai come presidente fino al 1976, poi per beghe di paese che poco avevano a che fare con il calcio detti le dimissioni e per un po’ di anni il mio impegno nel calcio fu rivestire il ruolo di accompagnatore ufficiale del Sutrio. Nel 1983 ritornai, venni rieletto presidente e tale restai fino al 2003, quando decisi di mollare per sempre».

Il Carnico però è rimasto una passione, l’appuntamento domenicale era quasi sempre rispettato ed era facile vederlo al campo: «Certo – conferma Toson – mi è sempre piaciuto andare alle partite per ritrovare i vecchi amici, coi quali ricordavamo con grande piacere il passato. Ho avuto tanti allenatori e ad ognuno di loro sono rimasto affeziona. Sicuramente, però, Eddj Cicutti è quello al quale mi sento maggiormente legato, dopo averci passato sette anni insieme».

(in copertina una foto d’epoca del Ravascletto, con Toson al centro in giacca e cravatta)

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