Carlo Di Lena: «Non corriamo rischi inutili»

di MASSIMO DI CENTA

Il presidente dei Mobilieri, Carlo Di Lena, ha le idee piuttosto chiare sull’edizione 2020 del Carnico.

«Si può dire tutto e il contrario di tutto – afferma deciso –, ma mi pare di tutta evidenza il fatto che non esistono le condizioni per giocare. Non è una questione di calendario regolare o meno, non ci sono proprio le condizioni nemmeno per un torneo in misura ridotta».

Anche perché le maggiori responsabilità ricadono sui voi presidenti, non è vero?
«Certamente e c’è un discorso di doppia responsabilità: quella morale e quella penale. Onestamente non me la sentirei di mandare i giocatori allo sbaraglio, nemmeno con controlli adeguati. La dimensione del nostro calcio non ci permette di correre rischi inutili. Poi bisogna anche considerare il fatto che molti giocatori non hanno nemmeno sostenuto le visite mediche e quindi si intuisce facilmente come il problema sia praticamente insormontabile».

Per non parlare del problema dei costi, giusto?
«Siamo piccole società, molte delle quali davvero stentano in condizioni normali, figuriamoci in questo panorama. Quanto costerebbe alle società il protocollo sanitario? Cifre insostenibili, anche perché giocando a porte chiuse non si potrebbe nemmeno contare sugli incassi del chiosco, una voce fondamentale nei nostri bilanci».

Sarà un estate diversa per l’Alto Friuli, vero presidente?
«Beh, certo, il Carnico assume un aspetto sociale dalle nostre parti e muove in ogni caso un microeconomia importante per la zona. Nella sfortuna di un campionato che salterà, abbiamo avuto, in fondo, una piccola fortuna: quella di non avere iniziato. Basti pensare, magari, che se fosse stato trovato un giocatore positivo al virus dopo tre o quattro giornate sarebbe stato addirittura più dura sopportare una sospensione».

Francamente, si aspettava qualcosa di più dalla Federazione?
«Rispondendo d’istinto potrei dire che forse si poteva andare verso una condivisone delle responsabilità, ma mi rendo conto che non è semplice. Ci sono difficoltà enormi nel calcio professionistico, figuriamoci ai nostri livelli. Anche loro sembrano in attesa di una decisione della politica e credo che sia giusto così».

E a livello di massimo dirigente, come vive questo momento?
«Sono molto dispiaciuto, perché le domeniche d’estate senza calcio saranno strane, ci mancherà qualcosa, una piacevolissima abitudine. Ma più di tutto, mi dispiace per i ragazzi delle giovanili che già erano pronti. Spero che si possa salvare almeno la fase autunnale del settore giovanile».

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