Carnico Story: Mario Martini

di MASSIMO DI CENTA

Per anni Mario Martini è stato il “gran capo” del calcio in Friuli, punto di riferimento di un movimento che va dal mare alle Alpi. In Carnia è ricordato soprattutto per una decisione che lui stesso aveva raccontato in prima persona nel libro “60 anni di Carnico”, uscito nel 2010, e che riproponiamo.

Il Carnico è sempre stato una mia piccola, grande passione: fin da quando sono entrato nei ranghi della F.I.G.C. col Comitato Provinciale di Udine, del quale il campionato della montagna era alle strette dipendenze. Ma era una passione reale, genuina, non solamente “istituzionale”. Ho sempre avuto con la gente carnica, dai dirigenti ai semplici tifosi, un rapporto improntato alla lealtà ed alla sincerità. E questa intesa, questo accordo era, lasciatemelo dire, qualcosa di sorprendente, perché spesso le problematiche di quel campionato erano fonte di contrapposizione tra la logica di un calcio abituato a regole precise e determinate ed uno destinato a regole che a volte dovevano essere speciali o in deroga a quanto stabilito dalla normativa federale regionale. Eppure, nonostante questo in più di una circostanza abbia sollevato questioni di una certa rilevanza, con i carnici non ci sono mai sati problemi ed il Carnico ha dimostrato di essere una realtà sempre brillante e di successo. Anzi, da un punto di vista organizzativo, il calcio della montagna ha palesato un dinamismo che il calcio regionale, in taluni frangenti, non ha eguagliato.

In Carnia, per molti, sono il presidente che ha fatto fuori Cortiula, presidente storico del Comitato tolmezzino, ma a me farebbe piacere chiarire che non c’è stato nulla di personale nei suoi confronti. Quello è stato davvero un momento particolarmente delicato della mia gestione del Comitato Regionale, in quanto fui costretto (senza metterlo tra virgolette…) a destituire Giacomo Cortiula. Lui, senza ombra di dubbio, è stato uno degli artefici principali nella storia del Carnico per l’impulso e lo sviluppo che era riuscito a dare, nel tempo, a tutto il movimento e per le tante ide brillanti e positive che aveva portato. Questo grazie anche all’abilità ed alla lungimiranza che aveva dimostrato nella scelta di collaboratori fidati che lo hanno sempre sostenuto. Ma ad un certo punto del suo mandato, il Comitato Regionale non riuscì più a tollerare quel suo voler agire in assoluta dipendenza, senza tener conto, cioè, delle direttive che provenivano da un organo che comunque aveva la responsabilità su tutto il calcio regionale. Quando lo invitai ad un colloquio per fargli notare la non correttezza di un comportamento del genere, lui non arretrò di un passo, confermando la sua posizione di intransigente indipendenza, inconciliabile, però, all’interno di una struttura come quella del calcio regionale. Mi piace raccontare come andarono esattamente le cose in quei frangenti: la decisione di destituire Cortiula arriva la sera stessa della finale di Coppa Carnia nel 1997. Quella sera organizzammo una seduta del Consiglio Direttivo a Tolmezzo. Chiamammo Cortiula perché ci spiegasse alcuni suoi atteggiamenti (si parla sempre di carattere sportivo, intendiamoci) che al Comitato Regionale non sembravano consoni alla carica che lo stesso rivestiva. Non appena si presentò in Consiglio, Cortiula ribadì il suo atteggiamento di indipendenza dimostrando ostilità verso tutti noi: “Qui comando io e voi dovete star fuori”, era il messaggio chiaro ed inequivocabile che ci lanciò. Apparve subito chiaro, a quel punto, che Cortiula non avrebbe più potuto collaborare con noi. Mettemmo la decisione ai voti e mi preme sottolineare che la decisione di destituirlo non fu presa all’unanimità: ci fu un voto contrario, quello del Consigliere Angelo Ortobelli, che pur comprendendo le ragioni di tale provvedimento, vi si oppose. A quel punto, assunsi la carica di Presidente del Comitato di Tolmezzo e devo dire che inizialmente ci fu, nei miei confronti, un po’ di diffidenza: del resto, i carnici, per natura, usano molta cautela nei confronti di chi viene da fuori… E poi, essendo il capataz del calcio regionale, potevo in qualche modo portare dei cambiamenti al loro campionato, cambiarne addirittura i connotati. Furono proprio i più diffidenti, però, ad infittire i rapporti con il sottoscritto nei giorni di apertura del Comitato tolmezzino e piano piano la diffidenza si dissolse e potei contare sui consigli di persone dello spessore di Otello Petris e Vanni Pivotti oltre che del confronto, a volte anche acceso ma sempre rispettoso, con i dirigenti delle varie società.

Al Carnico, insomma, sono legati momenti importanti della mia vita e salgo spesso in Carnia durante l’estate a vedere qualche partita. Consigli per migliorarlo? Beh, in effetti, ad una crescita a livello organizzativo non ha corrisposto una crescita a livello tecnico ed allora, smentendo quanto ho sostenuto per anni, credo di poter affermare che siano maturi i tempi per tornare alla regola dei prestiti dal Campionato Regionale. Tre per squadra porterebbero nel Carnico quel piccolo salto di qualità dal punto di vista tecnico che al momento manca.

(in copertina un’immagine tratta da un video pubblicato dalla pagina Facebook A tutto Campo)

 

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