Il Castello e Claudio Carnelutti, una storia che parte da lontano

 di MASSIMO DI CENTA

Una promozione, che ormai era nell’aria, quella del Castello ufficializzata questa sera anche dalla matematica, maturata attraverso una stagione incredibile dal punto di vista dei risultati, ottenuti grazie ad una continuità di rendimento che non ha conosciuto pause. L’approdo in Seconda Categoria è stato di fatto blindato al termine della prima fase, nella quale i rosanero, su 14 partite ne hanno vinte 13, perdendone solo una: quella con l’Ardita nel mese di maggio. Siccome nel calcio i numeri non mentono, anche il dato che riguarda i gol fatti e quelli subiti, sempre nella prima fase, è significativo di un vero e proprio dominio sul girone. I piccoli rallentamenti nella seconda fase sono fisiologici, frutto forse di un rilassamento a livello mentale, col traguardo virtualmente raggiunto. Eppure non era facilmente ipotizzabile pensare a un Castello promosso dopo i problemi degli scorsi anni, quando davvero la squadra sembrava sul punto addirittura di non iscriversi al campionato. Una storia complicata quella dei gemonesi, che nella loro prima “edizione” (eravamo negli anni Ottanta) furono protagonisti di belle stagioni, quelle segnate dalle giocate di Romanelli, dall’impegno di Pino Pretto e da un entusiasmo che seppe contagiare un po’ tutto l’ambiente. Seguirono però anni caratterizzati da grandi difficoltà che portarono alla scomparsa della squadra, che solo nel 2007 venne in pratica “rifondata”, ripartendo, l’anno dopo con Claudio Carnelutti in panchina: fu subito promozione in Seconda, per poi trovare la Prima nel 2011 e la retrocessione l’anno successivo. Nel 2015 riecco la Prima Categoria, mantenuta una sola stagione prima del doppio capitombolo con le retrocessioni in sequenza nel 2017 e 2018 e il ritorno in Terza. Fu un momento difficile, col Castello che rischiò di scomparire di nuovo. Fu l’amore per la squadra, la testardaggine, l’impegno, il non voler mollare di Claudio Carnelutti a far sì che i rosanero rimanessero nel Carnico. L’ottavo posto dello scorso anno, a ben pensare, fu quasi un piccolo capolavoro, culminato con la promozione di questa stagione. Carnelutti ci credeva: nell’intervista rilasciata al nostro sito prima dell’avvio di campionato aveva molta fiducia. Fiducia e consapevolezza, non spavalderia. Lui è uomo troppo navigato per non saper come vanno le cose nel calcio. Sapeva di avere una rosa all’altezza: gli avevano preso un portiere (e chi non ricorda, anni fa, Zampa e Tomasino, attaccanti che si misero in porta per necessità, così come più recentemente Di Bez?), un bomber come Nicoloso (protagonista nel calcio regionale) e altri elementi che alla fine sarebbero risultati protagonisti, proprio come lui pensava. Ecco, noi riteniamo, che in questa promozione tutti abbiano avuto un ruolo importante, ma Claudiut è stato l’artefice principale. Si mise in gioco nel 2007, l’anno della rinascita, lo fece nel momenti di difficoltà recenti e adesso è giusto che gli venga riconosciuto quello che ha fatto. Perché la promozione di quest’anno è nata quando, tra mille problemi, decise di restare. Aveva ragione lui.

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