OGGI SI RIPARTE, BUON CARNICO A TUTTI!

Con la prima giornata della fase a gironi della Coppa Carnia, riparte il Carnico. La Coppa arriva all’edizione numero 42, mentre il Campionato prende il via per la 68a volta. Numeri importanti, a testimonianza del fatto che il calcio si è ritagliato uno spazio non trascurabile nella storia di queste zone. Un campionato che pur restando radicato nel territorio della Carnia ha saputo da sempre coinvolgere zone limitrofe, come il Tarvisiano, il Gemonese e il Cadore, senza però perdere la sua precisa connotazione.

Un campionato che racchiude la propria attività in una lasso temporale diventato via via sempre più ampio, fino a raggiungere la durata attuale, che va da fine aprile a inizio ottobre. Ma di Carnico se ne parla anche d’inverno, perché magari saranno anche cambiate mode, tendenze e voglie ma il “balòn” resta un evento, un rito, qualcosa che deborda da fatto agonistico a fenomeno sociale. Prima lo raccontavano i giornali, qualche raro libro e le chiacchiere da bar. Adesso il movimento ha programmi radio, un sito dedicato, riprese di emittenti locali: un seguito mediatico, insomma, da far invidia ad ogni campionato dilettantistico di qualsiasi posto d’Italia. Per alcuni è cresciuto, per altri è regredito e già il fatto che non ci sia accordo su evoluzione o involuzione ne certifica una dinamicità che fa rima con vitalità, anche in quelle similitudini con il calcio professionistico, di cui ha assorbito aspetti positivi come le capacità organizzative, metodologie di allenamento, strutture societarie in linea con le esigenze, ma anche negativi, con riferimento ad una cifra tecnica sempre più livellata verso il basso, alcune forzature economiche nell’allestire rose competitive e via dicendo. Questo perché il calcio, aldilà del puro fatto agonistico, rimane uno sport di massa e la massa segue i costumi, le mode, i vizi e le virtù.

Un tempo il Carnico offriva la possibilità ai suoi protagonisti di conoscere il territorio: alcuni giocatori del passato hanno spesso confessato di aver conosciuto la Carnia grazie al campionato, tanto che un giocatore del Tarvisio di qualche anno fa dichiarò candidamente che per raggiungere Priuso dovette usare la cartina geografica (Google Maps ai tempi non esisteva), perché lui Priuso non sapeva proprio dove fosse e mai si sarebbe sognato di andarci… Adesso è diverso: Internet ed una più diffusa cultura di viaggiare per il territorio, hanno cambiato le cose. E poi ci sono i social, che diventano il campo dove “continuare” le partite. La globalizzazione, insomma, non ha risparmiato nemmeno il Carnico!

Eppure il fascino del calcio della montagna è rimasto lo stesso, ancora vanno di moda il campanile, i luoghi comuni, le vecchie diatribe che servono a conservare intatti i valori di tempi lontani, qaundo il pallone viveva di passione più che di isteria. E poi ci sono gli stranieri, ragazzi che hanno raggiunto le nostre zone al seguito delle famiglie o ragazzi fuggiti dai loro paesi. Senza essere accusati di buonismo, speriamo che sappiano trovare nel nostro campionato un’integrazione ed un’accoglienza “vera”, sentirsi parte attiva del movimento.

Ultima annotazione sugli gli arbitri: cerchiamo di accettare tutti le loro decisioni e non pretendiamo da loro una perfezione diversa dalla nostra. Lasciamo che sbaglino, esattamente come può sbagliare un’uscita Massimo Gressani o un gol a porta vuota Luca Marsilio o Angelo Dionisio o scrivere un’inesattezza Massimo Di Centa. In questo, insomma, cerchiamo di essere diversi dal calcio professionistico, dove magari gli interessi sono più alti e la dietrologia può quanto meno avere una giustificazione.

Buon Carnico a tutti!

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