Simone Maier: «Questo Carnico non mi piace»

di MASSIMO DI CENTA

È un Simone Maier piuttosto “arrabbiato” quello che vuol puntualizzare un paio di cose. Il presidente del Paluzza parte dalla situazione della propria squadra per cercare di analizzare quelle che lui ritiene le cause di un andazzo generale nel mondo del Carnico.

«Sono molto deluso – attacca Maier, per tutti “Zita” -. Quando due anni fa ho accettato di rivestire la massima carica di questa società, ero pieno di entusiasmo. Volevo riportare la squadra nella massima serie del campionato, perché credo che un paese come il nostro meriti di essere in Prima categoria e di starci da protagonista».

Eppure i risultati ottenuti nel suo ancora breve mandato non sono stati così negativi.
«In effetti no: una promozione lo scorso anno ed una sfiorata quest’anno potrebbero essere considerati soddisfacenti. Ma non è questo il punto. Eravamo partiti con un progetto, ma quasi sicuramente è destinato a fallire».

Perché tanto pessimismo?
«Per questa sorta di “mercato selvaggio”, in cui le colpe sono sì delle società, ma anche dei giocatori. Avevo cercato di puntare su una squadra giovane, coinvolgendo i ragazzi del paese. La promozione al primo anno e il buonissimo campionato di quello appena concluso però quasi hanno finito col danneggiarmi».

Si spieghi meglio.
«Ho qualche bravo giocatore, tutti in regime di svincolo, e su di loro si sono scatenate le società economicamente  più “potenti”, diciamo così, della mia. Faccio tranquillamente i nomi: Simone Morassi, Matteo Zammarchi, Stefano Selenati e Alessio Ortobelli stanno subendo una corte spietata da altre squadre. Il regime dello svincolo penalizza non poco le nostre realtà, inutile nasconderselo. Capisco che il cosiddetto cartellino era una specie di capestro per i giocatori, ma così si instaura un sistema che penalizza moltissimo le società. Una specie di Robin Hood al contrario, insomma, dove i ricchi rubano per dare ai… ricchi».

E la cosa si ripercuote sull’intero movimento?
«Assolutamente sì. Si perde il senso della competitività. La potenza di alcune società rischia di far perdere interesse al campionato. La Prima categoria, quest’anno, se non ci fosse stata la lotta per la salvezza sarebbe stata di una noia mortale, con un esito scontato fin dall’inizio. La Seconda ed in parte la Terza sono state molto più coinvolgenti. Onore al Comeglians, che nonostante le molte difficoltà ha cercato in ogni modo di non scomparire. Ma purtroppo penso che nel giro di pochi anni saranno in molti ad avere questi problemi».

Qualche colpa, ci diceva, ce l’hanno anche i giocatori.
«Certo, soprattutto quelli che abbracciano il tuo progetto e poi dopo un anno preferiscono andarsene. Siamo dilettanti e non riesco a capire come un rimborso spese, che non cambia la vita, possa rappresentare un motivo di convincimento. Permettetemi di elogiare pubblicamente un giocatore come Devid Morassi del Cercivento, che ha sempre rifiutato offerte importanti pur di difendere i colori della squadra del suo paese. Lui è un esempio da seguire: con persone così, a mio avviso, ci guadagnerebbe l’intero movimento».

Non era d’accordo neanche sui cosiddetti prestiti onerosi, vero?
«E come potrei? Ci sono giocatori che nelle loro squadre non trovano spazio. Va bene, ma allora mandiamoli in prestito gratuito. In un altro ambiente, giocando più spesso, magari potrebbero migliorare. Faccio un esempio: quest’anno è venuto con noi Luca Zanirato, un giovane che a Cavazzo aveva pochissime possibilità di giocare. Luca non ha giocato molto neanche da noi, ma l’entusiasmo che ci ha messo e la voglia di fare gruppo di certo gli sono serviti molto per maturare. E comunque ha potuto disputare qualche partita, ha avuto modo di dimostrare qualcosa a sè stesso. Ritengo che non abbia senso tenere fermo un giocatore: non migliorerà mai».

Una delusione, la sua, che potrebbe anche farla recedere dal suo impegno?
«Non lo so, forse sarò un pazzo o un idealista, ma voglio restare in questo mondo per provare ad invertire qualche tendenza, a far capire qualche concetto che evidentemente non è stato recepito del tutto. Il mio impegno verso la squadra del paese sarà assoluto. Non voglio raccogliere consensi ed approvazione a titolo personale, vorrei che in tanti la pensassero come me. Staremo a vedere».

 

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