De Franceschi: «La vita e il calcio ripartiranno»

di MASSIMO DI CENTA

È un Ravascletto extralarge quello che Andrea De Franceschi si appresta a guidare nella prossima stagione. Le grandi difficoltà del 2019 (squadra costruita all’ultimo momento), non hanno impedito ai biancoverdi una salvezza per certi versi miracolosa. L’organico, quest’anno, sembra offrire un ventaglio di soluzioni più ampio, vero De Franceschi?
«In effetti la società ha lavorato bene ed in tal senso lasciatemi salutare con entusiasmo l’arrivo di Belafatti, entrato nello staff dirigenziale – dice l’allenatore del Ravascletto -.Aldilà della grande esperienza, Sandro è una persona con una capacità di coinvolgimento incredibile. È riuscito a portare una ventata di entusiasmo all’interno dell’ambiente, ma soprattutto ha agito bene sul mercato, con  la collaborazione degli altri dirigenti, riuscendo a portare a Ravascletto giocatori in grado di garantire una continuità a medio termine, in prospettiva che qualcuno dei sentori mollerà».

Chi sono questi nomi nuovi?
«Innanzitutto due ritorni, Stefano Marsilio e Devid Chiapolino. E poi Elia Conni, Maurizio Vidali, Matteo Gerin, Mattia Rovis e Patrick Perissutti. Abbiamo dovuto salutare invece due ragazzi che hanno deciso di provare nuove strade, mi riferisco e Cemin e Joy Screm».

Hai un modulo di riferimento per schierare la squadra?
«Sinceramente no. Non ho grande passione per i numeri. Di base prediligo la difesa a 4, perché garantisce equilibri a tutto il complesso, ma non è detto che magari non si possa provare qualcosa in allenamento e provare una difesa a tre, per sviluppare una fase offensiva in grado di aumentare la pericolosità dell’attacco. Devo valutare alcune soluzioni in allenamento».

Sempre che si possa iniziare a fare allenamento. Come vedi la situazione che si è creata?
«Sembra strano che siamo qui a parlare di calcio di fronte ai problemi di questi giorni. Io spero che si possa partire, significherebbe che è tutto passato. Io intanto ho dato i… compiti per casa, nel senso che ho fornito ai miei giocatori un piccolo programma da seguire per potere arrivare ai primi allenamenti con un po’ di energia nei muscoli».

Dopo un anno in Val Calda, cosa ne pensi dell’ambiente di quelle parti?
«È un ambiente sano, genuino, forse negli anni si è dato più importanza all’aspetto goliardico che a quello tecnico, ma ci sta. Da quando sono arrivato ho cercato di lavorare su questo aspetto: divertimento sì, ma senza dimenticare il lato più strettamente agonistico. Dilettanti, sì, ma con misura. La mentalità si costruisce a piccoli passi, stabilendo regole da rispettare e rispetto reciproco. Giocatori e dirigenti devono crescere insieme. In questo processo mi ha dato una grossa mano Luca Berti, che ha portato personalità e il senso di essere prima di tutto un atleta».

Quali obiettivi ti sei posto?
«Di certo una salvezza meno complicata dello scorso anno, ma soprattutto proseguire in quel percorso di crescita sportiva e umana che potrà portarci ad avere ambizioni diverse nel medio termine».

Sempre se si giocherà, quest’anno…
«È la speranza di tutti, non tanto per una partita di pallone, ma per tutto il resto. Voglio davvero pensare che ripartirà il calcio: significherebbe che è ripartita la vita».

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