Aurelio Picco ritrova dopo 10 anni il Carnico e il suo Bordano

di MASSIMO DI CENTA

Dopo 10 anni Aurelio Picco torna nel Carnico e lo fa accettando la panchina del suo Bordano, in Terza Categoria. Dieci anni passati soprattutto ad allenare nei settori giovanili di Tarcentina e Stella Azzurra ed un passaggio alla guida del Glemone. 

Un ritorno che si è materializzato come, Aurelio?
«A me è sempre piaciuto allenare i giovani – risponde  il tecnico –, ma causa alcuni problemi di natura fisica, nell’ultimo anno non ho potuto proseguire. E così quando la dirigenza del Bordano mi ha contattato ho accettato volentieri l’incarico, anche perché Bordano è il mio paese al quale sono sempre rimasto molto legato».

Cosa pensi di questo Carnico che ritrovi dopo tanti anni?
«Io ho un’idea molto romantica del Carnico, uno spettacolo diverso dal resto del calcio friulano. Diverso per contesto e disponibilità. Sono rimasto legato ai ricordi di quando ne ho fatto parte: il concetto del campanile, delle sfide con le squadre dei paesi vicini e tutto l’ambiente davvero così unico».

Com’è stato l’impatto, il tuo nuovo impatto, col Bordano?
«Ho trovato una società vivace, dinamica che sta cercando di fare le cose per bene. E non mi ha messo pressione, chiedendomi solo di fare il meglio possibile. Creare le basi per i prossimi anni, insomma, senza tirarsi indietro, naturalmente, se la stagione riserverà la possibilità di provare a lottare per qualcosa di importante».

Quali sono le novità dell’organico?
«Sono arrivati ragazzi interessanti: Andrea Steccati dal Riviera, Matteo Valent dalla Gemonese, Claudio Modesti dalla Majanese e Fabio Forgiarini dal Tricesimo. In più, a garantire esperienza e sicurezza tra i pali, Daniel Melchior. Già dai primi allenamenti, in cui ci sono sempre una ventina di giocatori, ho potuto notare impegno e serietà da parte di tutti e questo è già un buon segnale».

Come farai giocare la tua squadra?
«Chiaramente devo ancora approfondire la conoscenza tecnica dei giocatori a disposizione. Credo di partire con un 4 – 4 – 2, un modulo che dà equilibrio. Poi, chiaramente, se i ragazzi in campo mi offriranno spunti interessanti si può anche pensare a delle variazioni».

Qual è la filosofia calcistica di Aurelio Picco?
«Io credo che si debba lavorare molto sulla tecnica, imparare i cosiddetti fondamentali. Per la tattica e l’aspetto fisico c’è tempo. Ho sempre detto ai ragazzi che ho allenato che bisogna saper correre bene, più che correre tanto. E vista l’organizzazione del calcio di oggi, un ragazzo ha tutto il tempo di costruirsi una piccola carriera prima di arrivare in prima squadra ed in questo percorso bisogna lavorare molto e bene per migliorare la qualità tecnica»


TUTTE LE INTERVISTE AGLI ALLENATORI

Sandro Clapiz (Ampezzo)
Massimiliano Martina (Timaucleulis)
Maurizio Colosetti (Verzegnis)
Maurizio Romanin (Ardita)
Luciano Princi (Tarvisio)
Alberto Copetti (Viola)
Lucio Rapposelli (Amaro)
Massimo Marangoni (Campagnola)
Ugo Da Rin (Sappada)
Raffaele Agostinis (Illegiana)
Mario Chiementin (Cavazzo)
Max Brovedani (Edera)
Sandro Beorchia (Ovarese)
Marco Fabris (Pontebbana)
Franco Romano (Lauco)
Giacomo Di Bello (Paluzza)
Cristian Gobbi (Arta Terme)
Ivan Gressani (Velox)
Maurizio Talotti (Audax)
Francesco Marini (Real)
Giuliano De Conti (Comeglians)
Andrea De Franceschi (Ravascletto)
Stefano Maggio (Velox U23)
Claudio Fortunato (Val Resia)
Giancarlo Peirano (Stella Azzurra)
Gilberto Buzzi (Mobilieri)
Alberto Brollo (Fusca)

 

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