Craighero: «Arrivo a Moggio con due anni di ritardo»

di MASSIMO DI CENTA

Luca Craighero è arrivato alla Moggese con due anni di ritardo. Il perché ce lo spiega proprio il tecnico di Paularo.
«In effetti sarei già dovuto arrivare due stagioni fa – conferma –, poi per un motivo di affetto verso l’Audax avevo deciso di rimanere lassù. Purtroppo poi lo scorso anno la squadra non si iscrisse alla Coppa Carnia, ma va bene lo stesso, non ho grandi rimpianti. A Forni sono stato benissimo. Però quest’anno quando mi hanno richiamato ho accettato volentieri la proposta».

E per uno come te, innamorato del calcio, questo stop è stato pesante?
«Ho impiegato il tempo libero studiando calcio: ho ripassato i metodi di allenamento ed anche qualche nozione di psicologia sportiva, che ritengo importantissima per il rapporto che si crea all’interno del gruppo squadra».

Quali sono i volti nuovi che vestiranno il bianconero?
«Intanto diciamo che sono rimasti quasi tutti quelli che hanno disputato la Coppa lo scorso anno. A questi si sono aggiunti tre amatori, ovvero Daniele Lepre, Stefano Disan e Roberto Cappelletto. Poi mi sono portato tre ragazzi da Paularo: mio figlio Tiziano, Luca Campa e Steve Moro. Ho una rosa molto ampia, siamo una trentina, con un’abbondanza di esterni e soluzioni comunque valide negli altri reparti. Forse manca una prima punta di ruolo, ma vedrò di ovviare con qualche accorgimento. Agli allenamenti la presenza è sempre molto numerosa».

Che impressione hai avuto dell’ambiente Moggese?
«Ho trovato gente gentile e disponibile ed una dirigenza sempre presente alle sedute di allenamento: credo che vedere rappresentanti della società al campo sia un segnale di serietà non indifferente. Grazie anche all’aiuto del mio collaboratore David Not, sto cercando di fare una conoscenza più approfondita dell’ambiente, ma finora, onestamente, ho trovato solo aspetti positivi».

In termini di risultati cosa ti hanno chiesto?
«Il primo risultato dovrà essere quello di far maturare i più giovani, senza l’assillo della classifica. Chiaro che se poi la stagione dovesse rivelarsi positiva, le prospettive potrebbero cambiare. Ma ripeto, non è questo il traguardo da raggiungere nell’immediato. Dobbiamo cercare di creare un gruppo omogeneo che sappia durare nel tempo».

Che impressione ti ha fatto tornare su un campo di gioco?
«Una sensazione bellissima. Tutti credo avevamo bisogno di una ripartenza nella normalità. Speriamo solo di non dovere rimandare tutto ancora una volta, perché sarebbe un colpo micidiale».

TUTTE LE INTERVISTE AGLI ALLENATORI

Aurelio Picco (Bordano)
Sandro Clapiz (Ampezzo)
Massimiliano Martina (Timaucleulis)
Maurizio Colosetti (Verzegnis)
Maurizio Romanin (Ardita)
Luciano Princi (Tarvisio)
Alberto Copetti (Viola)
Lucio Rapposelli (Amaro)
Massimo Marangoni (Campagnola)
Ugo Da Rin (Sappada)
Raffaele Agostinis (Illegiana)
Mario Chiementin (Cavazzo)
Max Brovedani (Edera)
Sandro Beorchia (Ovarese)
Marco Fabris (Pontebbana)
Franco Romano (Lauco)
Giacomo Di Bello (Paluzza)
Cristian Gobbi (Arta Terme)
Ivan Gressani (Velox)
Maurizio Talotti (Audax)
Francesco Marini (Real)
Giuliano De Conti (Comeglians)
Andrea De Franceschi (Ravascletto)
Stefano Maggio (Velox U23)
Claudio Fortunato (Val Resia)
Giancarlo Peirano (Stella Azzurra)
Gilberto Buzzi (Mobilieri)
Alberto Brollo (Fusca)

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