di FEDERICA ZAGARIA
Tra le donne del Carnico, ovviamente, ci sono (e sono molte) mogli, fidanzate, compagne di chi gravita attorno a questo nostro piccolo mondo, perché sono loro che, aldilà di tutto, supportano e sopportano i loro uomini e li accompagnano nelle loro avventure calcistiche, gioiscono dei loro successi e sanno essere presenza indispensabile quando la delusione per le sconfitte si fa sentire.
Una di queste donne è sicuramente Alessandra Marchiol, compagna di uno dei migliori portieri della storia del Carnico, ovvero Massimo Gressani. Alessandra inoltre è anche la mamma di Gabriele che sta iniziando a seguire le orme paterne nel settore giovanile del Villa.
Noi due già ci conoscevamo, ma ci siamo frequentate in ambiti diversi da quelli calcistici e quest’intervista mi ha dato l’occasione di vedere un lato di lei che non avevo conosciuto prima. Innanzitutto non devo aiutarla a sciogliersi: anzi, la nostra è una conversazione gradevole e diretta, che viaggia tra ricordi ed esperienze riguardanti il calcio ma non solo quello. In ogni caso, Alessandra non è unicamente la compagna di Massimo o la mamma di Gabriele ma è soprattutto una tifosa che, in un momento particolare della propria vita, ha cominciato a seguire il Carnico.
«Era il 2010 e seguivo il Verzegnis insieme a mio zio Natalino Da Pozzo e alla sua compagna Maria Nascimben (protagonista in passato della nostra rubrica, ndr). Poi, per una coincidenza, ho conosciuto Massimo, anche se sapevo già chi fosse perché mi era stato presentato, sempre da mio zio, ad una partita disputata contro il Verzegnis e, da quando poi abbiamo iniziato la nostra storia, ho seguito lui ed il suo percorso calcistico, ma sempre con il Verzegnis nel cuore».
Hai cominciato dal Verzegnis a seguire il Carnico, ma la passione per il calcio c’è sempre stata o è nata in seguito?
«Innanzitutto sono milanista e poi sì, il calcio mi è sempre piaciuto ed è uno sport che, soprattutto nella nostra zona, unisce le persone».
Hai sempre seguito Massimo, per cui ti chiedo se il Carnico ti abbia tolto qualcosa oppure, in che modo, ti abbia arricchito la vita.
«Assolutamente non mi ha tolto nulla. Diciamo che nonostante l’abbia sempre vissuto “all’ombra” di Massimo, sono una persona molto socievole e non ho mai avuto difficoltà nel relazionarmi con le altre persone nelle squadre in cui ha militato. Nel 2012 ho avuto l’occasione anche di dare una mano nel chiosco della Folgore dell’allora presidente Corrado Tomat. E, in ogni caso, il Carnico mi ha dato l’opportunità di conoscere molte persone».
Il calcio è considerato, da molti, ambito maschile, tu come lo vivi?
«Spesso, seguendo Massimo, mi sono ritrovata ad essere l’unica donna presente in un contesto, appunto maschile, ma non mi sono mai sentita ignorata o sminuita».
C’è qualche ricordo a cui tieni particolarmente?
«Il ricordo a cui sono più legata è la conquista della Coppa Carnia da parte del Villa nel 2017, con Massimo in porta. È stata simbolica, perché ho visto lui felice di aver vissuto quella vittoria con la squadra del suo paese e con i suoi amici ed abbiamo potuto gioirne insieme. Un altro momento indimenticabile è stato il triplete col Cavazzo».
Quanto parlate, nella quotidianità, di calcio?
«Dipende dai periodi, non è comunque argomento quotidiano».
Cosa rappresenta per te, il Carnico?
«Per me è allegria ed un bel stare insieme agli altri. Però sappiate che alle partite preferisco stare “isolata” perché sono una tifosa accanita, soprattutto per quanto riguarda Massimo, ma in generale per evitare discussioni in caso di vedute differenti coi tifosi avversari».
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